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Trento, 30 settembre 2014
DIFENDERE LA BELLEZZA
di Lucia Coppola, consigliere comunale Verde a Trento
dal Corriere del Trentino da martedì 30 settembre 2014

Disastri, allagamenti, tifoni, alluvioni, bombe d’acqua, devastanti cicloni, siccità.

Freddo e caldo eccessivi, perdita di vite umane e distruzione di paesaggi, abitazioni e attività economiche anche nella nostra Italia. In Europa e nel mondo le stagioni pesantemente modificate nelle loro caratteristiche climatiche: tutto ciò ci dà la misura degli esiti nefasti dei cambiamenti climatici, dell’effetto serra al quale pure noi contribuiamo, come Paesi e come singole persone. Ci fa riflettere sulla necessità di correre velocemente ai ripari, di adottare politiche e stili di vita tesi ad abbassare il livello di Co2 nell’atmosfera, principale responsabile del riscaldamento del pianeta.

La responsabilità verso l’intero pianeta e nei confronti delle generazioni future dev’essere anche alla base della visione e dei compiti dei nostri amministratori per un utilizzo sobrio e sostenibile delle risorse, che riguarda sempre più i comportamenti individuali e familiari. Le piazze del mondo si sono riempite, il 21 settembre scorso, con le People’s climate march (2.700 manifestazioni in 159 nazioni con più di un milione di partecipanti) per riportare l’attenzione di tutti, ma soprattutto dei «grandi» della Terra, sui cambiamenti climatici, anche in vista dell’incontro previsto tra tutti i leader internazionali a New York. Incontro che, nelle intenzioni, dovrebbe portare a un accordo globale sulla riduzione delle emissioni.

La speranza è l’ultima a morire nonché, come diceva qualcuno, il più crudele dei sentimenti. È evidente come vada cambiato l’attuale modello di sviluppo economico e dei consumi, basato ancora e sempre sull’uso delle fonti fossili, su produzioni intensive animali, sugli sprechi — in primis dell’acqua, bene comune per eccellenza — che hanno generato e generano povertà, squilibri, guerre. Va superato il Pil, come sosteneva giustamente Bob Kennedy, per avere nuovi indicatori che sappiano valutare lo sviluppo prima di tutto in termini di equità e di benessere diffuso, sociale e ambientale. E non certo inserendo come parametri di crescita la criminalità organizzata, l’evasione o la prostituzione.

In tale processo, i cittadini non possono essere considerati come semplici consumatori, bensì come soggetti portatori di diritti e capaci di responsabilità. Una nuova politica energetica e industriale deve puntare sulle energie pulite, sul risparmio e l’efficienza, sulla ricerca e l’innovazione tecnologica, di processo e di prodotto, per entrare davvero nell’era della green economy, creare occupazione e benessere diffuso, liberandoci dalla schiavitù e dalla prospettiva cieca delle fonti non rinnovabili, ora in via di veloce esaurimento. Anche perché l’aumento delle attività umane in parti del mondo prima relativamente «sane», ecologicamente parlando, ha reso più fragile l’intero pianeta.

Nella strana estate appena trascorsa che ha rovesciato il mondo — da noi un clima decisamente atlantico e più a nord uno pericolosamente mediterraneo — in Europa si è registrata comunque una temperatura superiore alla media di 1,3 gradi, mentre cresce la tendenza alle inondazioni. Dal 2007 ai giorni nostri la banchisa dell’Artico è scesa ai minimi storici, mentre lo scioglimento della crosta della Groenlandia è raddoppiato dagli anni ‘90 e i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa due terzi del proprio volume dal 1850 a oggi. Ormai non fanno più notizia le inondazioni costiere durante le tempeste e il livello medio del mare è aumentato annualmente di 1,7 millimetri l’anno nel ventesimo secolo.

È necessario accelerare il processo di cambiamento riferito ai consumi energetici, alle fonti rinnovabili, all’edilizia sostenibile, al consumo del suolo, alla rinaturalizzazione e bonifica di terreni che possono essere recuperati, alla riconversione di fabbriche pericolose per chi ci lavora e per chi abita nelle vicinanze, alla mobilità sostenibile per la quale ancora troppo poco si fa. A Parigi solo il 30% della popolazione possiede un’auto! Certo la conformazione fisica delle città europee si presta molto a un sistema di mobilità integrato che metta d’accordo pedoni, ciclisti e mezzi pubblici, i più svariati. Ma non mi si dica che anche da noi qualcosa in più non si potrebbe fare: troppo poco si è fatto negli anni passati, quando c’era la possibilità economica per investire su trasporti puliti, rapidi, efficienti, sicuri ed economici. Pubblici.

E importante anche evitare di fare altri danni, in nome di una fantomatica crescita economica e dell’occupazione, in zone preziose come la Val Nambino e i Laghi, alle spalle di Madonna di Campiglio, tanto per fare un esempio. Zone ancora abbastanza integre, paesaggisticamente uniche, con un’orografia delicata ed equilibri fragili che potrebbero venire sconvolti se i progetti di nuovi impianti di risalita e collegamenti dovessero andare in porto: prativi, brughiere, rivi, cascate, specchi d’acqua incantevoli, foreste, segnati e nobilitati dal paesaggio dell’antico ghiacciaio.

Quale senso ha intervenire con ulteriori sfregi e nuovi impianti quando sempre meno persone praticano lo sci da discesa, che ha costi alti, da tutti i punti di vista? Quando infinite altre potrebbero essere le vocazioni turistiche di questi luoghi, adatti a un turismo rispettoso del paesaggio e della bio-diversità, sobrio, fantasioso, naturale, vario nella sua offerta, adeguato ai cambiamenti culturali e sociali di cui forse qualcuno in Trentino non si è ancora accorto.

Ciascuno di noi deve poter dire la sua come cittadino non solo sul proprio territorio di pertinenza, e non solo se eletto nelle istituzioni, ma su tutta la bellezza, bene comune, che la natura ci ha regalato e che qualcuno, più previdente e saggio, ha conservato sin qui perché noi continuassimo, con lo stesso amore e lo stesso rispetto, a prendercene cura.

Lucia Coppola
consigliere comunale Verde a Trento

 

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